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Informazioni personali

lunedì 6 dicembre 2010

SE WIKILEAKS...?

Julian Assange non demorde e mette la sua firma.
Il suo sito internet è divenuto “un pericolo per il mondo” e una base dalla quale sono condotti “attacchi contro la comunità internazionale”, se prestiamo fede al Segretario di Stato americano, Hillary Clinton.
Hillary Clinton ha serie ragioni per essere furiosa con il fondatore di WikiLeaks.
Non solo centinaia di migliaia di segreti del Dipartimento di Stato sono stati messi in piazza, ma uno dei documenti, firmato di suo pugno, incarica i suoi sottoposti di raccogliere ogni sorta di informazioni circa gli alti vertici dell’ONU, e anche, stranamente, i dati bancari relativi alla carta di credito del Segretario Generale Ban Ki-moon.
Questa volta, Julian Assange ha messo in linea 251.288 documenti segreti, che coprono il periodo dal 28 dicembre 1966 al 28 febbraio 2010 e contano 261.276.536 parole.
Di che riempire 3.000 volumi!
Grazie a WikiLeaks, il comune mortale ha, dunque, avuto accesso a informazioni inusitate.
Si può comprendere il Dipartimento di Stato, per il quale conta solo l’aspetto dannoso di queste fughe.
È un fatto che WikiLeaks renderà il lavoro dei diplomatici molto più difficile di prima.
Gli interlocutori parleranno meno e i compilatori di informazioni faranno fatica a trovare di che riempire i loro regolari rapporti.
Si può comprendere anche l’inquietudine dei politici che amano bisbigliarsi confidenze in un mondo dove microfoni, camere e orecchie indiscrete non hanno accesso.
Che sarà della politica se i retroscena e i palazzi fortificati divengono trasparenti?
Susciterà ancora interesse o perderà il suo lato oscuro, i suoi misteri e i suoi intrighi?
I governanti si rassicurino.
La politica resterà quella che è, sempre, stata, vale a dire segreta, misteriosa, intrigante.
Conserverà, sempre, le sue due parti ben distinte: la parte superficiale, alla quale il pubblico può accedere e la parte essenziale, non accessibile al comune mortale, quella delle decisioni più importanti, sovente vitali, per i miliardi di esseri umani che hanno scelto di vivere in comunità.
Nell’era numerica, in cui l’informazione circola alla velocità della luce, come nell’era preindustriale, in cui la velocità dell’informazione non superava quella del cavallo, la politica e i politici restano fondamentalmente gli stessi.
Oggi come ieri, il pubblico non ha diritto che alle informazioni che si vuole dargli.
Julian Assange non è un mago.
Non è dotato di poteri sovrannaturali che gli permettono di appropriarsi dei segreti meglio custoditi.
Le centinaia di migliaia di cablogrammi confidenziali che ha pubblicato sul sito, gli sono pervenuti, da tempo, senza che li abbia né cercati o pagati per averli.
Ad aver fornito la massa di segreti a Julian Assange è stato un soldato americano, ventitreenne, Bradley Manning.
Bradley Manning è in prigione, in attesa di processo.
La domanda che ci si pone è come gli Stati Uniti, con la massa di informazioni segrete e compromettenti di cui dispongono, abbiano potuto commettere una tale “imprudenza”.
Un errore ha guastato il sistema e messo in imbarazzo Washington.
Un responsabile americano ha giustificato questa “imprudenza” con gli attentati dell’11 settembre.
Questi attentati non hanno potuto essere evitati, tra l’altro, a causa dell’“accaparramento dell’informazione e del rifiuto dei diversi servizi a condividerla”.
A proposito degli attentati dell’11 settembre, un dibattito è in corso, attualmente, negli Stati Uniti.
Sarebbero stati messi in atto questi attentati se vi fosse stato, allora, WikiLeaks?
La domanda è stata posta da un’ex-collaboratrice dell’FBI, Coleen Rowley, sul Los Angeles Times:

“Eravamo in molti, prima dell’11 settembre, ad aver captato segnali di allarme che indicavano che qualcosa di devastante si stesse progettando. Ma lavoravamo con  burocrazie sclerotiche, incapaci di agire con rapidità e decisione. Ultimamente, due di noi si sono chiesti semmai vi fosse stato un modo rapido e riservato per ottenere informazioni, le cose sarebbero potute andare diversamente.”

In effetti, se vi fosse stato WikiLeaks prima dell’11 settembre, se avesse disposto di informazioni monopolizzate dai servizi segreti sui preparativi degli attentati, li avrebbe, senza alcun dubbio, diffusi e, oggi, la configurazione del mondo sarebbe nettamente migliore!




Daniela Zini
Copyright © 4 dicembre 2010 ADZ

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