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domenica 1 gennaio 2012

LETTERE DALL'IRAN: LETTERA DI MAJID TAVAKOLI DALLA PRIGIONE DI EVIN

LETTERE DALL’IRAN
Oggi vi propongo la traduzione della:

LETTERA DI MAJID TAVAKOLI
DALLA PRIGIONE DI EVIN






Io vorrei iniziare con l’esprimere la mia gioia, la mia gratitudine e il mio profondo rispetto alla grande Nazione iraniana. Io sono orgoglioso di essere nato in un Paese, dove il desiderio di libertà e di umanità si coniuga alle qualità essenziali di nobiltà, forza e potenza. Questo grande soffio vitale è una fonte di luce per opporsi ai padroni della tirannia, che cospirano nelle tenebre, minano ed esercitano la loro oppressione e la loro intimidazione.
Io sono passato da uno sciopero della fame all’isolamento, alla vista della compassione, della bontà d’animo e della volontà di vittoria del popolo del mio Paese, cose che mi hanno fatto riflettere sulla sofferenza e sull’amarezza di questi giorni con gioia e fierezza.
L’intensità dell’affetto e del sostegno, dimostrati dal popolo verde della mia Nazione, mi ha lasciato senza parole.
È con lacrime di gioia che mi rivolgo, umilmente, al magnifico popolo dell’Iran, lacrime di gioia, che esprimono la mia immensa gratitudine per la sua simpatia, la sua benevolenza e la sua solidarietà.
Io lo ringrazio, umilmente, per il costante desiderio di libertà, la sua umanità e per avere, ancora una volta, provato che non si abbandonano mai gli amici.
Io vorrei, ancora una volta, ringraziare tutti i prigionieri per la loro solidarietà, per parlare con una sola voce. Io voglio che sappiano che saremo, sempre, insieme per la causa. 
Io vorrei ringraziare tutti i leaders, che hanno dimostrato di essere i nobili padri e le nobili madri del Movimento Verde.
Io vorrei ringraziare tutte le donne, che hanno superato il proprio ruolo di mogli e di madri di prigionieri politici e sono divenute le combattenti degli ideali verdi della nostra Nazione, in questo momento di forte oppressione e di forte intimidazione.
Io vorrei ringraziare le nobili ragazze della Nazione, che hanno fatto versare a mia madre lacrime di gioia. Mi hanno fatto il più bel dono: conoscere cosa significhi avere delle vere sorelle.
Io vorrei ringraziare tutti i miei fratelli, i fieri ragazzi della mia Nazione, che hanno provato, a testa alta, che erano tutti dei Majid e che Majid non sarà mai solo.
Io non riuscirò mai a esprimere, a pieno, la mia gratitudine agli studenti della mia Nazione. Io vorrei ringraziarli di nuovo e sarò, sempre, loro riconoscente per il loro buon cuore e il loro sostegno.
Io vorrei, anche, ringraziare il personale di sicurezza e dell’amministrazione della prigione e dell’ospedale per l’appoggio e la benevolenza, che mi hanno testimoniato. Io li ringrazio di aver voltato le spalle a quanti hanno abbandonato ogni umanità e sono più che mai decisi a impartire lezioni, passando anche sopra i diritti di ogni prigioniero.
Infine, e questo non è meno importante, io vorrei ringraziare la mia famiglia e, in particolare, mia madre e mio padre, che sono stati i miei modelli verdi e mi hanno insegnato, fin da bambino, l’importanza della forza, del coraggio e della sincerità e continuano a farlo, ancora oggi.
In verità, il mese di giugno si dovrebbe chiamare il mese del popolo.
Io vorrei poter guardare questa sciagura come una grande vittoria, una vittoria della solidarietà e della simpatia, testimoniate dal popolo. Una vittoria dei media attivi e della diffusione efficace delle informazioni, una vittoria delle persone che, mettendo da parte i propri dolori e le proprie difficoltà, si ricordano degli altri, parlano con una sola voce e, infine, una vittoria dei media, che non si sono lasciati intimidire dalla feroce censura a 360 gradi.
Io sono lieto che i difensori dei diritti umani abbiano fatto sentire le grida della Nazione iraniana, che chiede giustizia al mondo intero e alle istituzioni internazionali.
Io sono riconoscente e felice di sapere che tutte le più piccole informazioni, quali il mio trasferimento dalla sezione comune all’isolamento, il mio sciopero della fame, il peggioramento della mia salute, la mia emorragia interna, il mio trasferimento all’ospedale Taleqani, il mio ritorno a Evin, e così via… siano state diffuse velocemente, a dimostrazione che i muri di censura, intorno a noi, stanno crollando. Tutto questo prova, sempre di più, la grandezza dei media liberi e indipendenti e dei giornali, che cercano la libertà, i messaggeri della mia Nazione.
Questa vittoria, questa solidarietà sono state una lezione per il nostro futuro. Ci hanno insegnato che, se vi è volontà, e questa volontà è condivisa da tutti, allora vi è la vittoria.
La tirannia non può, sempre, nascondere il proprio vero volto. Una buona volta, arretrerà davanti alla pressione delle esigenze e dei desideri del popolo.  
Io vorrei, ancora, esprimere la mia gratitudine e felicitarmi con il popolo verde della mia Nazione.

Prigione di Evin, Sala 3 Sezione 7, 9 khordad 1389 (30 maggio 2010)


Majid Tavakoli

Traduzione di Daniela Zini
Copyright © 1 gennaio 2012 ADZ