LETTERE DALL’IRAN
Oggi vi propongo la traduzione della:
LETTERA DI FARZAD KAMANGAR
Buongiorno ragazzi,
tutti, tutti voi mi siete mancati. Qui, io compongo canzoni di vita grazie ai dolci pensieri e ricordi che mi avete lasciato. Ogni giorno, invece di salutare voi, io saluto il sole. Al di là di questi alti muri, io mi sveglio con voi, mi diverto con voi e mi addormento con voi. Di tanto in tanto, il mio essere si accende, in ogni sua fibra, di “qualcosa che somiglia alla nostalgia”.
Vorrei, come un tempo, poter rientrare stanco da quelle che chiamavamo escursioni tra i campi, sfinito da tutto il chiasso, sbarazzare della polvere gli abiti nell’acqua limpida delle sorgenti del nostro villaggio. Vorrei poter origliare “il rumore della corrente”, mentre mi abbandono alla leggera carezza delle fronde e dei fiori, fare lezione nella fantastica sinfonia della natura e lasciare sotto una pietra i nostri libri di matematica, pieni di incognite, perché, quando un padre non può far fronte ai bisogni della propria famiglia, che importanza ha che pi greco equivalga a 3,14 o a 100,14.
Vorrei poter, come un tempo, lasciare da parte le nostre lezioni di scienze, piene di tutte le formule chimiche e fisiche del mondo, per poter salutare le nuvole che tappezzano il cielo, mano nella mano, nella brezza, in un mutare di amore e di miracolo. Attenderemo, impazientemente, il cambiamento perché Kurosh, il vostro entusiasta compagno di classe, non sia costretto ad abbandonare gli studi per lavorare, a correre su e giù per i palazzi per guadagnarsi la vita e a lasciarci. Avremmo potuto attendere questo cambiamento che dovrebbe portarci un paio di scarpe nuove, un abito nuovo e una tavola ricca di dolciumi e di ghiottonerie per il Nouruz.
Vorrei poter, ancora una volta, lontano da un direttore accigliato, scandire il nostro alfabeto curdo, recitare poesie nella nostra lingua madre, cantare e, mano nella mano, danzare, danzare e danzare.
Vorrei poter essere di nuovo il portiere dei ragazzi di primo anno, per farvi sognare di essere Ronaldo, che segna un goal al proprio maestro, e abbracciarvi. Purtroppo, voi ignorate che nella nostra patria, i sogni e i desideri sono fuggiti sotto la polvere del tempo, prima che i nostri ritratti potessero esserne ricoperti. Vorrei poter essere l’attore fisso dello spettacolo delle ragazze di primo anno che recitano Amu Zanjir Baf. Io so che queste ragazze scriveranno, segretamente, a margine del loro diario intimo, tra qualche anno:
“Io non vorrei essere nata donna.”
Io so che siete cresciute, che vi sposerete, ma per me, restate quegli angeli puri e innocenti, i cui begli occhi portano il ricordo del bacio di Ahura Mazda.
Chissà?
Forse, voi, angeli, se non foste nate nel dolore e nella povertà, raccogliereste firme per la campagna a favore dei diritti delle donne. Se non foste nate in questo luogo dimenticato da Dio, se, all’età di tredici anni, gli occhi pieni di lacrime e di rimpianti, sotto il bianco velo verginale, non foste obbligate a dire addio alla scuola per fare l’esperienza con tutte le fibre del vostro essere “della storia amara di un cittadino di seconda classe”. Figlie della terra di Ahura, quando vi impegnerete in seno a madre natura a raccogliere foglie di menta per i vostri figli e a confezionare corone floreali di violette, ricordatevi di tutta la purezza e la gioia della vostra infanzia.
Figli della natura e del sole, so che voi non potrete più restare con i vostri compagni di classe a leggere e a ridere; dopo “il flagello della virilità”, dovrete affrontare il dolore di guadagnarvi la vita, non dimenticate la poesia, i canti, i sogni e le ragazze. Insegnate ai vostri figli a essere gli eredi “della rima e della pioggia” per il proprio Paese, nell’ora presente e per tutti i loro giorni a venire. Io vi lascio al vento e al sole, io vi lascio perché, in un futuro non tanto lontano, diate lezioni di amore e di lealtà al vostro Paese.
Il vostro compagno di infanzia, compagno di gioco e insegnante.
Prigione di Rajaj Shahr, marzo 2008
Farzad Kamangar
Traduzione di Daniela Zini
Copyright © 21 agosto 2011 ADZ