PEDOFILIA:
L’INFANZIA NEGATA E VIOLATA
“Les grandes personnes ne comprennent jamais rien
toutes seules, et c’est fatigant, pour les enfants, de toujours et toujours
leur donner des explications.”
Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince
Pour Toi
Au début j’étais
amoureuse
De la
splendeur de tes yeux,
De ton
sourire,
De ta joie de
vivre.
Maintenant j’aime
aussi tes larmes
Ta peur de
vivre
Et le
désarroi
Dans tes
yeux.
Mais contre
la peur
Je t’aiderai,
Car ma joie
de vivre
Est encore la
splendeur des tes yeux.
Rome, le 11 août
2011
Cari Ragazzi,
mentre guardavo
questo filmato [http://www.youtube.com/watch?v=zNUxq8rI6lM&feature=player_embedded]
ho pensato a Voi Ragazzi, piccoli e grandi dei cinque continenti, Voi, che
siete pieni di vita, che studiate, che giocate, che lavorate…
Voi siete gli
animatori delle nostre case, delle nostre aule, nel mondo intero…
Sì, ho pensato,
subito, a Voi, perché Voi siete sensibili e attenti al dolore e alle sofferenze
di quei Ragazzi che, in questo stesso momento, sono, in strada, gli occhi
impauriti, pieni di dolore, in cerca della loro famiglia, di un segno di vita e
di un senso di tutto ciò che accade loro.
Io mi rivolgo a Voi
perché Voi siete generosi, capaci di gesti coraggiosi.
La gatta ama i
suoi piccoli. Ma non li distingue più, una volta che sono divenuti adulti.
Invece, nel corso del suo cammino, l’uomo è, costantemente, obbligato a
scegliere.
Può decidere di
far mangiare, prima di lui, la persona che ama.
Mi piace ripetere
questa frase:
“L’uomo è l’immagine
di Dio.”
Alcuni ci
scherzano su, rispondendo:
“Beh, allora Dio
non è molto bello!”
Ma io paragono l’uomo
a Dio come il sigillo che viene impresso nella cera. Non conosco il timbro,
forse, non lo vedrò mai, ma se osservo, con attenzione, me stessa in
profondità, scopro l’infinito. L’uomo è immagine di Dio in negativo, perché
tutto ciò che grida in lui, tutto ciò che tende a superare la legge naturale,
che è soggetta a istinti brutali, rappresenta una scelta.
Non esiste la
generosità istintiva.
Se non esistesse
nel cosmo quella piccola nullità che è l’uomo, dotato della libertà che gli
permette o di raccogliere, da egoista, tutto ciò che trova, anche a scapito
degli Altri, o di sforzarsi di aiutare il prossimo a condurre una vita
migliore; se non vi fossero gli esseri umani, che non sono altro che polvere
infinitesimale del cosmo, l’universo nella sua totalità sarebbe assurdo.
E questo che cosa
significa?
Se la libertà non
fosse in grado di sprigionarsi in qualche momento cruciale – quel momento che
io chiamo attenzione – la vita sarebbe assurda…
Io Vi domando di trasmettere questo messaggio
alle Vostre famiglie, alle persone del Vostro quartiere, alla Vostra scuola,
affinché la catena di solidarietà cresca nel mondo intero e divenga un segno di
speranza e di amore concreto.
Io sono sicura che il Vostro cuore Vi
suggerirà le parole per fare delle Vostre case, delle Vostre scuole, luoghi di
solidarietà.
Restiamo uniti
con tutti i Ragazzi del mondo e tra noi: l’unione fa la forza!
Vi ringrazio di
cuore.
Crediate in tutto
il mio affetto.
Daniela Zini
“È
difficile immaginare un ostacolo più grande di quello rappresentato dal
commercio sessuale di bambini nel cammino verso la realizzazione dei diritti
umani. Eppure la tratta dei bambini è solo un elemento del problema ancora più
diffuso e profondamente radicato degli abusi sessuali. Milioni di bambini in
tutto il mondo sono sfruttati per il sesso a pagamento. Acquistati e venduti come un
qualsiasi bene, fatti oggetto di commercio all’interno e all’esterno dei
confini nazionali, gettati in situazioni quali i matrimoni forzati, la
prostituzione e la pornografia infantile. Molti di loro subiscono danni
profondi e, talvolta, permanenti. Il normale sviluppo fisico ed emotivo viene
compromesso, come pure l’autostima e la fiducia. Alla stragrande maggioranza
viene, anche, negato il diritto all’istruzione come pure il minimo momento di
divertimento e gioco.”
con queste parole il direttore generale dell’UNICEF
Carol Bellamy presentava il Rapporto sullo Sfruttamento Sessuale dei Bambini,
pochi giorni prima dell’apertura del secondo Congresso Mondiale contro lo Sfruttamento
Sessuale dei Bambini (http://www.unicef.org/events/yokohama/index.html),
svoltosi a Yokohama tra il 17 e il 20 dicembre 2001.
Ho constatato, nelle mie investigazioni, che la
pedofilia è un tema difficile da affrontare, ambiguo e soggetto a polemica.
Osare parlarne è darsi la possibilità di trattare e dominare, in profondità, il
problema dell’abuso sessuale per meglio combatterlo.
Possano i nostri bambini attraverso l’informazione,
la prevenzione, divenire più forti e meglio protetti all’esterno e all’interno
dell’ambiente familiare.
La vulnerabilità e l’innocenza dei bambini sono
abusate, deliberatamente o no, da aggressori sessuali per saziare desideri
devianti compulsivi o da pedosessuali incoscienti.
La mia speranza è di aiutare i bambini, facendomi
loro portavoce, per proteggerli come avrei voluto essere protetta, io stessa,
da abusi di altro genere, quando ero una bambina.
Parafrasando una frase dell’Esodo, in merito alla
schiavitù d’Egitto del popolo di Israele:
“Vidi la
sofferenza dei bambini e me ne sono presa cura.”
I. CHE COSA SI
INTENDE PER PEDOFILIA?
di
Daniela Zini
Che cosa si intende per
pedofilia?
La pedofilia non va confusa con l’attrazione
sessuale per gli adolescenti, efebofilia o ninfofilia. Alcuni pedofili sono
anche efebofili o ninfofili, ma tutti gli efebofili o ninfofili non sono
pedofili.
Nella classificazione
internazionale delle malattie (Organizzazione Mondiale della Sanità), la
pedofilia è definita come una preferenza sessuale per i bambini, generalmente
di età prepubere (meno di 13 anni) o all’inizio della pubertà. Da parte loro,
le autorità legali di diversi Paesi ricorrono a una definizione più ampia per
includervi gli adulti che hanno attrazione sessuale per soggetti che la legge
considera bambini o giovani adolescenti. Tuttavia, circoscrivere la parola
stessa di pedofilo è difficile.
Troppe ambiguità restano a tale
proposito: ambiguità ancestrale della reazione sociale e di alcune istituzioni
al servizio dell’infanzia; ma anche ambiguità del pedofilo con i suoi alibi
pseudo-affettivi, i suoi sotterfugi professionali; ambiguità della sua vittima
che può offrire un consenso apparente; e ancora, ambiguità del corpo medico e
della giustizia. Infine, la difficoltà di definire la pedofilia risiede nel suo
doppio status, al tempo stesso, legale,
in quanto infrazione, e medico, in quanto turbativa della preferenza
sessuale.
La grande maggioranza dei pedofili sono uomini, ma
la proporzione di donne pedofile resta difficile da valutare, perché la loro
pedofilia può esprimersi in modo molto più discreto rispetto agli uomini.
Si trovano pedofili in tutti gli strati della
società.
Alcuni sono attratti unicamente da bambini, altri
da bambine, altri da bambini di entrambi i sessi, con o senza una preferenza
per l’uno dei due. Certi pedofili sono attratti da bambini appartenenti a fasce
di età ben precise, altri sono sensibili a tali o tali altri tratti fisici
particolari (capelli, tratti del volto, costituzione fisica, voce).
Esistono pedofili esclusivi (attratti, unicamente,
dai bambini), pedofili preferenziali (attratti, soprattutto, dai bambini),
pedofili non preferenziali (attratti, soprattutto, dagli adulti o dagli
adolescenti, ma anche dai bambini).
Sembrerebbe che le attrazioni pedofile specifiche siano
molto più diffuse di quanto si creda. La presenza di queste attrazioni
specifiche non implica, tuttavia, che le persone interessate siano pedofile,
poiché la pedofilia suppone l’idea fissa e il carattere ricorrente dei fantasmi
sessuali che implicano i bambini.
Il fatto che il termine pedofilia designi una attrazione
sessuale tende a far dimenticare che questa attrazione sia accompagnata, non
sempre, ma frequentemente, da una attrazione affettiva. Esistono, così, molti
pedofili innamorati. E, proprio perché amano i bambini, alcuni fanno la scelta di non passare all’atto.
Conviene, in tale caso, fare leva sull’esistenza di questo sentimento per
aiutarli nella loro decisione di proteggere i bambini. Per alcuni pedofili, la
loro attrazione fa parte integrante della loro personalità e vivono in armonia
con questa. Per altri, la presenza di tale attrazione è un elemento
perturbatore, fonte di angoscia, di colpevolezza e di vergogna.
Tutti i pedofili non passano, dunque, all’atto.
Per designare gli adulti che hanno relazioni
sessuali con i bambini, alcuni utilizzano il termine pedosessuali. Un pedofilo
non è, necessariamente, un pedosessuale e tutti i pedosessuali non sono,
necessariamente, pedofili.
Gli “scarti”, passaggi all’atto incontrollati, riguardano,
spesso, i pedofili passivi.
Ma possono essere atti pienamente volontari.
Si possono distinguere tre grandi tipologie di
pedofili, in funzione del modo in cui si pongono rispetto al passaggio all’atto:
-
i pedofili
astinenti, che hanno fatto una scelta voluta di non avere relazioni sessuali con
i bambini;
-
i pedofili
passivi, per i quali l’assenza di passaggio all’atto non è il frutto di una
scelta voluta, ma il risultato di fattori indipendenti dalla loro volontà
(inibizioni sessuali, paura della prigione o dell’esclusione);
-
i pedofili
attivi, che sono pronti a passare all’atto (sia che ne attendano l’opportunità,
sia che ne cerchino, attivamente, l’occasione, fornita da un numero più o meno
grande di condizioni).
Si possono distinguere, così, tre grandi tipologie
di pedosessuali:
-
i pedosessuali
violenti, che non esitano a ricorrere a tutte le forme di costrizione:
violenza, minacce, ricatto, manipolazioni. Non provano generalmente alcun
rimorso né alcun sentimento per il bambino;
-
i pedosessuali
non violenti, che preferiscono ricorrere alla astuzia e alla seduzione, ma sono
indifferenti alle conseguenze psicologiche per il bambino;
-
i pedosessuali
“in buona fede”, che pensano, sinceramente, che i rapporti sessuali, che i
bambini accettano di avere con loro, non siano loro imposti e non misurano, dunque,
la natura dei rischi che fanno loro correre.
Dati inquietanti ci indicano l’ampiezza del
problema degli abusi sessuali commessi sui ragazzi. Come nel caso degli abusi
sessuali commessi sulle ragazze, non è esagerato parlare di un flagello.
Numerose ricerche recenti stimano che almeno un ragazzo su sei è vittima di
abusi sessuali, con contatto fisico tra l’abusatore e la vittima, prima di
raggiungere l’età di diciotto anni. Se la definizione dell’abuso sessuale è
ampliata a comprendere l’esposizione precoce a giochi sessuali con persone
adulte, a materiale pornografico e a esibizionismo, le cifre sono allora più
elevate e vanno da uno su quattro a uno su tre.
Le conseguenze dell’abuso sessuale non sono meno
numerose, né meno serie, né meno invasive o ancora meno penose da vivere per l’uomo
di quanto non lo siano per la donna. Nel numero degli effetti più
frequentemente incontrati, menzioniamo l’ansia e la confusione identitaria e
sessuale, l’amnesia della propria infanzia, la difficoltà, perfino, l’incapacità
di dare fiducia a se stesso e agli altri, diversi disordini del sonno, la
compulsione sessuale, la disfunzione sessuale, l’incapacità di sostenere l’intimità
nelle relazioni, l’abuso di sostanze psicotrope, la sur-performance e la sous-performance
a livello professionale, ecc. Tenuto conto dell’ampiezza delle conseguenze
vissute, saremmo portati a credere che gli uomini ne parlerebbero e si consulterebbero
molto di più per arrivare a sentirsi meglio nella loro pelle. In effetti, le
componenti del processo di socializzazione dei ragazzi permettono di
comprendere, meglio, la difficoltà degli uomini a ricorrere all’aiuto, in
particolare, quando si tratta di abusi sessuali. Contribuiscono a fare in modo
che gli uomini, nel corso del loro sviluppo, e questo, fino all’età adulta,
tendano a negare il fatto che le esperienze sessuali precoci, che hanno vissuto,
li abbiano grandemente disturbati.
I messaggi che l’adolescente riceve, nel corso del
suo sviluppo, lasciano, il più sovente, intendere, che l’uomo è, più
difficilmente, percepito come vittima di un atto sessuale abusivo che non come autore
potenziale di una aggressione. Inoltre, numerosi sono i messaggi che riceve il
bambino che lo inducono ad accordare un valore positivo a ogni esperienza
precoce della sessualità; tenta, così, di convincersi che fosse il caso,
perfino in seguito ad abusi. Apprende, egualmente, che il maschio deve prendere
iniziative in fatto di sessualità, pena non essere considerato un vero uomo. Anche
qui, una trappola è tesa al bambino e, il più sovente, ne resterà prigioniero
nell’età adulta. Non solo potrà interpretare i contatti sessuali dell’infanzia
o dell’adolescenza, benché non desiderati, come esperienze che fanno parte di
un percorso di vita particolare, perfino privilegiato, ma potrà anche tentare
di convincersi di aver, forse, provocato lui stesso i contatti sessuali. Senza
contare che, spesso, l’abusatore avrà tentato di rendere la sua vittima
responsabile dei propri atti. Il bambino o adolescente abusato uscirà da queste
esperienze con un grande senso di responsabilità che si trasformerà rapidamente
in un senso di colpa. La vergogna, profondamente ancorata, di chi è e di quello
che vive o ha vissuto lo invaderà così rapidamente.
L’impatto di queste esperienze sessuali, per le
quali non aveva raggiunto la maturità fisica, affettiva ed emozionale adeguate,
si lascia ancora sentire nell’età adulta, perfino avanzata. E la parola “impatto”
è qui appropriata, poiché il bambino, che subisce una forma di abuso sessuale,
si ritrova in uno stato di choc, che
vive, il più sovente, da solo. La conseguenza degli abusi sessuali corrisponde,
allora, alle onde che si riverberano, negli anni, nella camera scura e isolata,
che diviene la vita della persona.
Il ragazzo apprende, così, che un vero uomo deve
essere in grado di regolare i suoi problemi da solo… tutti i malesseri e tutta
la confusione che accompagnano il vissuto degli abusi sessuali… deve vedervi
chiaro da sé, sbarazzarsene con i propri mezzi, a rischio di non pervenire ad
acquisire una percezione positiva da sé. Questa prescrizione sociale si rivela
– e a ragione! – troppo pesante da assorbire e ne consegue, a vari gradi, una
perdita della stima di sé, di fiducia in sé, un sabotaggio più o meno
pernicioso e cronico della propria vita. L’uomo conosce, allora, tutti i
tormenti della depressione e delle sue ramificazioni ed espressioni; o ancora,
nella speranza di conservare l’immagine dell’uomo forte e controllato, non si
dà accesso che all’emozione e al sentimento consentiti ai veri uomini: la
collera e l’aggressività, con tutti gli atti delinquenziali e violenti a queste
connessi.
Esige grande coraggio da parte degli uomini adulti
aprirsi sul soggetto degli abusi sessuali di cui sono stati vittime. Quelli che
lo fanno, e sono sempre più numerosi, hanno dovuto, spesso, attendere dieci,
venti, trenta e, perfino, quaranta anni o più, prima di affrontare con altri il
passato doloroso che hanno conosciuto nell’infanzia. Alcuni hanno tentato di farlo
nel momento in cui gli abusi hanno avuto luogo o poco dopo, ma sono molto
numerosi quelli che non ne hanno raccolto che biasimo e rimprovero, se non,
puramente e semplicemente, rifiuto e incredulità.
Daniela Zini
Copyright © 7 ottobre 2012 ADZ
Nessun commento:
Posta un commento