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martedì 19 luglio 2011

LETTERE DALL'IRAN: LETTERA DI NASRIN SOTOUDEH A SUA FIGLIA MEHRAVEH

LETTERE DALL’IRAN
Oggi vi propongo la traduzione della:

LETTERA DI NASRIN SOTOUDEH
A SUA FIGLIA MEHRAVEH

Alla mia carissima Mehraveh, mia figlia, mia fierezza e mia gioia,

Ti saluto dal blocco 209 di Evin e spero che tu stia bene. Vengo a te senza preoccupazione, senza tristezza e senza pianto, ti saluto, il cuore pieno di amore e dei migliori auspici per te e per il tuo amatissimo fratello.

Sono sei mesi che mi hanno separato da voi, miei figli diletti. In questi sei mesi, voi avete avuto il diritto di vedermi solo raramente e unicamente in presenza degli agenti di sicurezza. Per tutto questo tempo, io non ho mai avuto il permesso di scrivervi, di ricevere una foto o anche solo di incontrarvi liberamente, senza restrizioni di sicurezza. Mia cara Mehraveh, più di chiunque altro tu comprendi la tristezza del mio cuore e il momento in cui abbiamo avuto il permesso di incontrarci. Ogni volta, dopo ogni visita e ogni giorno, io mi sono chiesta se avessi, sufficientemente, considerato e rispettato i diritti dei miei figli. Io avevo, soprattutto, bisogno di essere certa che tu, mia figlia amatissima, la cui saggezza è per me un articolo di fede, non mi accusassi di violare i diritti dei miei figli.

Mia carissima Mehraveh. Ho iniziato a riflettere sui tuoi diritti e su quelli di tuo fratello dal primo giorno del mio arresto. Proprio per la tua età, io mi preoccupo soprattutto per te. Mi preoccupo della tua capacità di sopportare questa situazione, del modo in cui la giudichi, del tuo morale e, cosa più importante, mi preoccupo degli effetti che tutto ciò avrà sui tuoi rapporti con i compagni di classe. Non mi è, tuttavia, occorso molto per tranquillizzarmi e ho compreso che io, o piuttosto noi, saremo capaci di restare saldi e fedeli alle nostre convinzioni.    

La tua forza e la tua determinazione non hanno niente da invidiare alle mie. Ti avevo detto: “Figlia mia, spero che tu non creda mai che io non pensi a te o che sia, a causa delle mie azioni, che io sia stata punita.” Ho proseguito con fiducia: “Tutto quello che ho fatto è legale ed è nell’ambito della legge.” È allora che tu hai accarezzato amorevolmente il mio volto con le tue piccole mani per rassicurarmi: “Lo so, mamma… Lo so…” È quel giorno che, grazie al modo fiducioso con cui hai parlato, mi sono sentita liberata dall’angoscia di essere giudicata da mia figlia.   

Mia carissima figlia, le mie preoccupazioni per i tuoi rapporti con i compagni di classe erano anch’esse senza fondamento; la giovane generazione è sempre più matura, intellettualmente, rispetto alla generazione precedente.

… E io ho, dunque, potuto liberarmi da tutte le mie preoccupazioni per stare diritta e salda. E questo, è a te e a tuo padre che lo devo.

Mia carissima Mehraveh, permettimi di condividere con te qualche ricordo più amato. Quando scende la notte, distesa in prigione, penso, spesso, al modo in cui ti facevo addormentare. Di tutte le canzoni e le ninne nanne che ti cantavo quando tu ti coricavi, preferivi quella intitolata “Le fate”. Ogni notte, prima di addormentarti, mi chiedevi di intonarla ed era una gioia iniziare con…
C’erano una volta tre fate sedute completamente nude al calar della sera...

Mia carissima figlia, sei tu che mi hai incoraggiata a occuparmi dei diritti dei bambini. Io pensavo, allora, e lo penso ancora, che di tutto il mio lavoro per i diritti dell’infanzia avrebbero beneficiato, innanzitutto, i miei figli. Ogni volta che tornavo a casa dal tribunale, dopo aver difeso un bambino maltrattato, io vi stringevo te e tuo fratello, tra le mie braccia e mi era difficile staccarmi da quell’abbraccio. A tutt’oggi, non comprendo ancora il perché… Forse, stringendovi a me volevo compensare il dolore dei bambini, vittime dei maltrattamenti.  

Mi ricordo che, una volta, mi hai detto che non volevi compiere diciotto anni. Quando te ne ho chiesto la ragione, tu mi hai risposto che non ti avrebbe fatto piacere non potere più gioire dei privilegi dell’infanzia e non essere più una bambina. Tu non puoi neppure immaginare quanto la tua risposta mi abbia reso felice. Io non riesco a ricordarmi quante volte tu abbia rammentato, a tuo padre e a me, che tu fossi ancora una bambina, che non avessi ancora diciotto anni e che dovessimo, dunque, rispettare la tua infanzia e i tuoi diritti di bambina… 

Tu hai preteso che noi rispettassimo i tuoi diritti di bambina e io sono così felice che tu lo abbia fatto, perché, talvolta, la negligenza può condurre a mancare di rispetto ai diritti degli altri, anche se questi altri sono i nostri stessi figli. Con i tuoi occhi e le tue parole di bambina, hai ricordato a noi adulti, che ci consideriamo dei difensori, l’importanza del rispetto dei diritti degli altri, dell’esigenza dei propri diritti, della giustizia, della legalità, dell’eguaglianza e di altre cose di pari importanza.

Mia carissima Mehraveh, come non ho mai potuto mancare di rispetto ai tuoi diritti e ho, sempre, cercato di fare tutto il possibile per proteggerli, così io non ho mai potuto mancare di rispetto ai diritti dei miei clienti.

Come avrei potuto abbandonare dall’annuncio della mia convocazione, sapendo che i miei clienti erano dietro le sbarre? Come avrei potuto abbandonarli dal momento che mi avevano scelta per consigliarli e attendevano il loro processo? Mai… io non avrei mai potuto fare questo.

In conclusione, io voglio dirti ancora una volta che desideravo solo proteggere i diritti di tutti e, più particolarmente, quelli dei miei figli, proteggere il tuo avvenire è quello che mi ha spinto a patrocinare queste cause in tribunale. Io credo che il dolore che la nostra famiglia e le famiglie dei miei clienti abbiano dovuto sopportare in questi ultimi anni non sia vano. La giustizia arriva proprio quando i più hanno perduto la speranza. Arriva quando meno si aspetta. Ne sono certa. Tutto ciò che ti auguro, è una infanzia piena di felicità e di gioia. Se tu sei disturbata dagli inquirenti e dai giudici a causa del mio processo, accorda loro la pace e la tranquillità con il tuo modo di bambina perché anche noi possiamo accedere alla tranquillità e alla pace dello spirito che meritiamo.

Tu mi manchi mia diletta e io ti invio mille baci.

Mamma Nasrin

Traduzione di Daniela Zini
Copyright © 18 luglio 2011 ADZ







1 commento:

  1. Tu mi manchi mia diletta e io ti invio mille baci.

    Mamma Nasrin sei una persona speciale.

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