LETTERE DALL’IRAN
Oggi vi propongo la traduzione della:
LETTERA DI HAMID TAQVAI A LUIS MORENO-OCAMPO
Signor Luis Moreno-Ocampo
Procuratore capo
Corte Penale Internazionale
Unità dell’ Informazione e delle Prove
Post Office Box 19519
Aia, Paesi Bassi
Signor Luis Moreno-Ocampo
Le scrivo, in nome del popolo dell’Iran per chiedere alla Corte Internazionale di perseguire Khamenei, guida suprema della Repubblica Islamica dell’Iran, per crimini contro l’umanità.
Esiste una ampia documentazione su tali crimini, dall’instaurazione della Repubblica Islamica dell’Iran, tuttavia, la repressione condotta contro le manifestazioni del mese di giugno è un motivo più che sufficiente per un tale perseguimento.
Venerdì 19 giugno, nel suo discorso della preghiera del venerdì, Khamenei ha chiesto la fine delle proteste in strada e ha minacciato i dimostranti che non si sarebbe potuto ritenere responsabile per “il bagno di sangue e il caos” che sarebbero seguiti a queste manifestazioni. Il giorno seguente, le forze di sicurezza del governo, quali i bassiji, i pasdaran, le forze di polizia e gli agenti in civile, hanno occupato le strade e hanno attaccato, alla cieca, i manifestanti. Se una informazione completa non è disponibile, abbiamo raccolto 56 nomi di persone uccise, il numero totale degli uccisi è, chiaramente, più elevato. Migliaia di persone sono state, anche, arrestate, abbiamo sentito parlare di 3mila arresti solo a Tehran. Abbiamo, già, messo a punto una lista di diverse centinaia di nomi di persone arrestate. Ben più elevato è il numero dei feriti.
Assassinii di manifestanti
Il giorno dopo che Khamenei aveva minacciato i manifestanti, la giovane Neda Aqa-Soltan di 27 anni, è morta per un colpo partito dalle forze di sicurezza, il 20 giugno. I testimoni oculari sostengono che si sia, chiaramente, mirato e sia stata colpita al petto. Vi è stato anche un mandato nei confronti del medico che era sul posto, che aveva cercato di aiutarla, ed era stato, poi, il primo a informare il mondo di quanto era accaduto. Tra gli altri morti, vi sono lo studente di chimica Kianush Asa, che è stato portato dentro dal suo dormitorio dell’università e trovato morto all’obitorio, dieci giorni più tardi, con evidenti segni di tortura; Hossein Tahmasbi, 25 anni, picchiato a morte dalle forze del regime e Ashkan Sorbi, colpito in pieno petto da tre proiettili, morto nel tragitto all’ospedale. Sono inclusi in una lista di 56 morti che unisco alla mia lettera.
Vi sono anche rapporti su numerose persone scomparse, che si teme siano morte. Alcuni rapporti citano una guardia di prigione, che parla di corpi traslati fuori della prigione di Evin e sepolti in fosse comuni in zone della prigione accessibili ai servizi di informazione dei bassiji e dei pasdaran.
Vi sono anche i rapporti delle famiglie dei morti, cui è stato chiesto di “sborsare” somme di denaro,spiantare
anche pari all’equivalente di 3mila dollari, per riavere i corpi dei propri cari. Un esempio messo in luce dai media è quello della famiglia di Neda Aqa-Soltan, che ha dovuto faticare non poco per ottenere dalle autorità iraniane la restituzione del corpo. Secondo il fidanzato, intervistato dalla BBC farsi (http://www.youtube.com/watch?v=GTkzyyv0DuA), “è stata portata in un obitorio fuori Tehran. I funzionari dell’obitorio hanno chiesto di poter espiantare parti del suo corpo da trapiantare in pazienti.
Non hanno ben chiarito cosa intendessero fare. La famiglia ha dato l’assenso pur di riavere il corpo, il prima possibile. L’abbiamo sepolta nel cimitero Behesht-e Zahra, nel sud di Tehran. Ci hanno chiesto di seppellirla in una sezione del cimitero, dove, sembra, le autorità abbiano riservato posti speciali per coloro che sono morti durante gli scontri.” Questa sezione è stata chiamata dal regime “sezione degli ipocriti”. Il governo ha anche vietato alla sua famiglia e alle altre famiglie dei morti di fare funerali pubblici.
Trattamenti dei feriti
Abbiamo ricevuto numerosi rapporti di persone ferite, anche in modo grave. I dottori e gli infermieri sono scesi in strada per protestare contro il trattamento dei feriti. Molti non hanno potuto raggiungere le proprie famiglie. Alcuni sono stati buttati giù dal letto di ospedale e portati in prigione.
Torture, maltrattamenti e situazione dei detenuti
I rapporti di torture e di stupri sono ricorrenti. Abbiamo ricevuto rapporti che riferiscono di prigionieri selvaggiamente torturati con l’intenzione di uccidere. Secondo un testimone oculare, in un recente raduno di familiari davanti alla prigione di Evin, uno dei prigionieri, liberati durante il raduno, aveva raccontato di essere stato arrestato nei pressi di Afsariyeh a Tehran e condotto in un luogo segreto. Era stato tenuto senza mangiare per 48 ore. Vi erano là dove stava, 500 persone detenute nello stesso ambiente, senza alcuna possibilità di accesso a docce e sanitari. Dopo 48 ore, avevano dato loro pane, patate e formaggio. Quando si erano lamentati, era stato risposto loro:
“Siete dei contro-rivoluzionari, ringraziate di non essere stati uccisi.”
Il prigioniero liberato aveva raccontato che tutti erano stati selvaggiamente picchiati. Un uomo di 48 anni sottoposto a scariche elettriche era morto, quando era là. Numerosi prigionieri della sua cella erano gravemente feriti, con braccia e gambe rotte. Aveva riferito di essere stato mandato alla prigione di Evin, dove gli avevano detto:
“Tu hai protestato contro il regime islamico, ti faremo qualcosa per cui non sarai più in grado di ritrovare la tua casa, una volta uscito di qui.”
Secondo questi, molti a Evin sono in pericolo di vita.
Abbiamo anche sentito da una donna che sua figlia era stata picchiata alla cieca per quattro giorni, poi, gettata fuori di prigione in strada, in tarda notte. Un passante l’aveva presa a bordo della sua auto e l’aveva ricondotta a casa. Dalla sua liberazione, aveva tentato più volte il suicidio. Sua madre temeva che fosse stata violentata.
Molti detenuti hanno confessato alla televisione di Stato iraniana di essere stati influenzati da poteri esterni. Chiaramente, lo hanno fatto forzatamente.
Unisco una lista di una parte degli arrestati. Le famiglie degli arrestati si sono radunate davanti alla prigione di Evin o al tribunale di Tehran per reclamare la liberazione dei propri figli e chiedere cosa ne sia di loro. Le famiglie sono state minacciate. Le madri degli scomparsi e dei morti si sono, anche, radunate in diversi parchi e sono state aggredite dalle forze di sicurezza.
Il Partito Comunista-Operaio d’Iran ha iniziato a raccogliere le proteste del popolo contro Ali Khamenei attraverso la rete televisiva New Channel in Iran e farà tutto il possibile per portare in giudizio le prove a sostegno contro Ali Khamenei.
Nell’attesa di una sua risposta e di una sua azione rapida, sinceramente.
Hamid Taqvai
Traduzione di Daniela Zini
Copyright © 7 agosto 2011 ADZ
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