LETTERE DALL’IRAN
Oggi vi propongo la traduzione del:
MESSAGGIO DI JAFAR PANAHI
Questo messaggio è stato fatto pervenire da Jafar Panahi ad Abbas Bakhtiari, direttore del Centre Culturel Pouja (http://www.youtube.com/watch?v=EEQIfYaNm9Y&feature=player_embedded).
Con la presente dichiaro i maltrattamenti subiti nella prigione di Evin:
Sabato 15 maggio 2010, le guardie della prigione sono entrate, all’improvviso, nella cella n. 56. Ci hanno portati fuori, me e i miei compagni di cella, ci hanno fatto denudare e tenuto al freddo per un’ora e mezza.
Domenica mattina, mi hanno condotto nella sala degli interrogatori e mi hanno accusato di aver filmato l’interno della mia cella, cosa che è, del tutto, falsa. Hanno, poi, minacciato di arrestare la mia famiglia e di maltrattare mia figlia in una prigione insicura nella città di Rajai Shahr.
Non ho bevuto né mangiato da domenica mattina e dichiaro che, qualora le mie volontà non fossero rispettate, continuerei, ogni mio istante, a non bere né a mangiare. Io non posso essere un topo da laboratorio, vittima dei loro giochi perversi, minacciato e torturato psicologicamente.
Le mie volontà sono:
- la possibilità di contattare e di vedere la mia famiglia e l’assicurazione totale della loro sicurezza;
- il diritto di avere e di comunicare con un avvocato, dopo 77 giorni di prigione;
- una libertà incondizionata fino al giorno del mio processo e della sentenza finale.
- infine, giuro sul cinema, nel quale credo, che cesserò lo sciopero solo quando le mie condizioni saranno accettate.
La mia ultima volontà è che la mia salma sia resa alla mia famiglia affinché possa seppellirmi ove desideri.
Jafar Panahi
Traduzione di Daniela Zini
Copyright © 6 agosto 2011 ADZ
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