LETTERE DALLA SIRIA
Lettera 1
10 marzo 2012
Buonasera, mia cara amica.
Ecco, l’inverno è sul punto di finire.
Quanto è stato lungo e rigido!
É stato, forse, l’inverno più duro che la Siria abbia conosciuto.
Ti ho detto che il mio lavoro non era più in periferia, ma in piena Damasco?
Io passo per piazza Seb’a Bahrat all’andata e al ritorno. Sulla facciata della Banca Centrale, vi era un manifesto del presidente, che copriva quasi un terzo del grande edificio. Due settimane fa, il vento lo ha, d’improvviso, strappato proprio al centro. Una amica che passava per la piazza mi ha raccontato che tutti quelli che vi si trovavano hanno visto quanto era accaduto, perché si è sentito un grande stropiccio nel momento in cui la foto si è strappata in due, esattamente al centro...
Mi ha descritto la faccia della gente. Era un ventaglio di tutti i sentimenti, dalla gioia maliziosa alla paura. Da decenni, la paura è la merce più corrente in Siria.
Due giorni dopo, ho visto il nuovo manifesto: una copia di quello vecchio. Ma, forse, questa volta, la sua carta è più resistente. Alcune decine di giovani ballavano su una canzone a gloria del presidente e sotto il manifesto, si poteva vedere un grande striscione sul quale era scritto:
“Bashar sta bene, dunque, in sintesi, la gente sta bene.”
Io ti scriverò domani, sempre che abbia internet e l’elettricità.
Ecco, l’inverno è sul punto di finire.
Quanto è stato lungo e rigido!
É stato, forse, l’inverno più duro che la Siria abbia conosciuto.
Ti ho detto che il mio lavoro non era più in periferia, ma in piena Damasco?
Io passo per piazza Seb’a Bahrat all’andata e al ritorno. Sulla facciata della Banca Centrale, vi era un manifesto del presidente, che copriva quasi un terzo del grande edificio. Due settimane fa, il vento lo ha, d’improvviso, strappato proprio al centro. Una amica che passava per la piazza mi ha raccontato che tutti quelli che vi si trovavano hanno visto quanto era accaduto, perché si è sentito un grande stropiccio nel momento in cui la foto si è strappata in due, esattamente al centro...
Mi ha descritto la faccia della gente. Era un ventaglio di tutti i sentimenti, dalla gioia maliziosa alla paura. Da decenni, la paura è la merce più corrente in Siria.
Due giorni dopo, ho visto il nuovo manifesto: una copia di quello vecchio. Ma, forse, questa volta, la sua carta è più resistente. Alcune decine di giovani ballavano su una canzone a gloria del presidente e sotto il manifesto, si poteva vedere un grande striscione sul quale era scritto:
“Bashar sta bene, dunque, in sintesi, la gente sta bene.”
Io ti scriverò domani, sempre che abbia internet e l’elettricità.
(traduzione di Daniela Zini)
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