LETTERE DALLA SIRIA
Lettera 8
28 maggio
2012
Buonasera.
Come
sai, le notti sono lunghe in Siria. Ma la notte del massacro di Houleh è stata
la più lunga di tutte.
Da quando
la notizia si è diffusa, dopo la mezzanotte, la maggior parte delle regioni e
delle città della Siria si sono risvegliate. 
Nel mio
quartiere la gente è uscita dalle case e si è messa a manifestare. 
Le loro
voci, che erano potenti, sono giunte agli agenti di sicurezza. 
Sono arrivati…
e hanno aperto il fuoco. 
Sembrava
di essere al fronte.
Io sentivo
tutto dalla finestra. 
Sono andata
a guardare i miei bambini addormentati e ho pianto sui bambini sgozzati di
Houleh [https://greatersyria.wordpress.com/2012/05/26/al-houleh-slaughter-massacre-by-alawites-2552012/,  https://www.youtube.com/watch?v=dnQEavdaD5Y,
https://www.youtube.com/watch?v=dnQEavdaD5Y].
Io cercavo
di immaginare il coltello alla gola dei miei bambini. 
Tremavo
di paura. 
Li abbracciavo
e piangevo. 
Poi,
sono tornata a letto, pregando Dio che quel massacro non fosse vero.
Come credere
che vi siano, davvero, vampiri nella nostra società?
L’indomani
sera, siamo andati in piazza Hariqa  a
recitare la Fatiha per il riposo della loro anima. 
L’appello
a questo raduno era stato, largamente, diffuso su Facebook.  
È per
questo che eravamo attesi.
Fucili e bastoni…
Abbiamo
deciso di non lasciarci intimidire.
Ci
siamo raccolti e, le mani alzate verso il cielo, abbiamo recitato la Fatiha,
con voce forte e decisa. 
Avevamo,
appena, finito che ci sono piombati addosso con i manganelli. 
La mia
spalla, posso dirtelo, mi fa ancora male. Ma l’odio che portano ai giovani è inimmaginabile.
Li colpiscono con smodata brutalità, per rompere loro, deliberatamente, le
costole. Ne hanno preso uno. Ma noi donne ci siamo avvinghiate a lui, lo
abbiamo liberato e  siamo fuggite con
lui. 
Abbiamo
attraversato il souk Hamediyeh. 
Gridava:
“Quale
orrore!
Gente
di Damasco!
Sono siriani
a essere uccisi!
Sono
la vostra carne e il vostro sangue!
Avete paura
per i vostri affari? 
Io, io
ci sputo sul danaro!”
Oggi,
quando ho appreso che i commercianti del souq Hamediyeh avevano scioperato e chiuso
i loro negozi, ho pensato che le sue parole avessero dovuto colpirli diritto al
cuore.
(traduzione di Daniela Zini) 

 
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