LETTERE DALL’IRAN
Oggi vi propongo la traduzione del:
MESSAGGIO DELLA MADRE DI FARZAD KAMANGAR
Ho, già, detto, più volte, nei miei messaggi e lo dirò di nuovo: noi dobbiamo pensare ai nostri cari prigionieri e non lasciare che siano chiusi, torturati, uccisi in prigione. Nessun prigioniero sarà liberato se non faremo niente, perché quelli che decidono della sorte dei prigionieri sono gli individui più crudeli e indifferenti. Per spezzare questa sbarra, la solidarietà è essenziale.
Dovrebbe esserci solidarietà tra le famiglie e tutti dovrebbero aiutarle. Di sicuro, questo sostegno non c’è. Noi dovremmo chiedere perché i nostri cari stiano in carcere quando sono innocenti; noi dovremmo chiedere che cosa autorizzi le autorità ad ammazzare i nostri figli. A dispetto degli anni trascorsi, molte famiglie ignorano ancora in quale prigione stiano rinchiusi i propri figli e, perfino, se siano ancora in vita o se siano stati, già, ammazzati. Le famiglie, i cui figli sono stati ammazzati, non sanno dove siano stati sepolti.
Migliaia di famiglie vagano, come me, di città in città.
Quale legge, quale Dio e quale essere umano può accettare ciò?
Quale crimine aveva commesso Farzad?
Si limitava a dire che un essere umano dovrebbe vivere come un essere umano. È per questo che le autorità hanno imprigionato mio figlio e lo hanno giustiziato.
Naturalmente, vi sono altri giovani che vogliono vivere come esseri umani ed esprimono gli stessi desideri di mio figlio.
Perché dovrebbero stare in prigione?
Per quanto tempo ancora, le madri soffriranno, piangeranno e si vestiranno di nero per il lutto?
Sono una madre che ha molto sofferto quando suo figlio Farzad era in prigione e che soffre ancora adesso perché le autorità glielo hanno strappato. Comprendo, dunque, quello che le altre madri attraversano, giorno e notte, per i propri figli. Sono anch’io una madre e non voglio, dunque, né dolore, né sofferenza per nessuno, neppure per i miei nemici. Non voglio che nessuna madre soffra per il proprio figlio.
Le mie parole sono rivolte a tutte le famiglie dei prigionieri politici e a tutti gli esseri umani. L’unica soluzione a questa situazione sta nella solidarietà. Dobbiamo unirci, all’interno del Paese, ma anche all’estero. Chiedo a tutte le organizzazioni per la difesa dei diritti umani di non dimenticare i giovani di questo Paese e di non lasciare alle autorità imprigionare e assassinare i nostri giovani. È tutto.
Vi abbraccio tutti.
traduzione di Assunta Daniela Zini
Copyright © 5 luglio 2011 ADZ
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